In tutti i paesi toccati dalla rotta balcanica la società civile locale è stata protagonista di piccole e grandi iniziative di solidarietà. Al suo fianco sono intervenute anche associazioni, Ong e gruppi informali provenienti da numerosi altri paesi europei.

Si è andati da operazioni di salvataggio nel Mar Egeo, all'aiuto umanitario nei campi profughi in tutta la regione, dall'allestimento di servizi di consulenza giuridica, alla messa a disposizione di strumenti per ricaricare i cellulari, unico mezzo per stare in contatto con le famiglie.

Sulla rotta balcanica, passando per paesi caratterizzati da opinioni pubbliche tendenzialmente nazionaliste, dove forti sono i pregiudizi verso i migranti, migliaia di cittadini hanno dato aiuto spontaneo ai migranti in transito, spesso utilizzando i social media come piattaforma per organizzare le iniziative di sostegno.

Nella tutela dei diritti umani, sulla rotta balcanica sono invece sfumate le differenze tra Stati membri dell’UE e paesi candidati all’integrazione. Bulgaria e Ungheria, membri dell’Unione rispettivamente dal 2007 e dal 2004, si sono contese la maglia nera per le violazioni dei diritti dei migranti. In questi paesi si è assistito ad atteggiamenti persecutori da parte delle polizie locali ma anche alla malcelata compiacenza delle autorità di fronte alle violenze private di gruppi di estrema destra.

Visita la galleria fotografica sul viaggio di migranti e rifugiati dalla capitale serba Belgrado all'arrivo nel campo di identificazione di Opatovac in Croazia. Foto, testo di Andrea Rossini





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Ultime modifiche: lunedì, 26 giugno 2017, 11:02