La guerra civile in Siria, insieme al deterioramento della situazione in paesi come Iraq e Afghanistan, ha trasformato negli ultimi anni la Turchia nel paese che al mondo accoglie più profughi: oltre tre milioni di persone hanno trovato parziale protezione nel paese. E’ dalla Turchia che sono transitati la maggioranza di coloro che poi hanno tentato di arrivare in Europa attraversando a piedi il sud est Europa.

Per bloccare la rotta balcanica i paesi membri dell’UE hanno avviato nell’autunno del 2015 una trattativa con la Turchia. Nel marzo 2016 i 28 paesi Ue hanno raggiunto un accordo con le autorità turche: quest’ultimo prevede che chi arriva in Grecia, se non ritenuto idoneo a ricevere protezione internazionale, venga rimandato in Turchia. Allo stesso tempo è stato introdotto uno schema di scambio 1:1 secondo il quale per ogni siriano rimandato in Turchia, un altro viene ricollocato in uno stato membro Ue. Infine l’Ue ha garantito alla Turchia ingenti finanziamenti per l’assistenza dei profughi su suolo turco.

Di fatto l'accordo ha interrotto il grande flusso lungo la rotta, ma ha finito per bloccare circa 50 mila persone in Grecia e diverse migliaia in Macedonia e Serbia.

Gran parte delle organizzazioni non governative internazionali ha fortemente criticato gli accordi UE-Turchia sottolineando che violano i diritti umani delle centinaia di migranti riammessi in Turchia e di coloro a cui viene impedita la partenza.

Da Euronews, il servizio video sull'accordo tra Ue e Turchia


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Ultime modifiche: lunedì, 2 settembre 2019, 09:28