L’accordo UE-Turchia e la chiusura ufficiale della rotta balcanica sono riusciti in buona parte a ridurre il flusso dei migranti diretti in UE attraverso il Mar Egeo e i Balcani ma la rotta balcanica esiste ancora con decine di migliaia di passaggi l’anno. In assenza di vie legali di accesso in Europa i migranti continuano a ricorrere ai trafficanti in cambio di laute somme.


Cos’è cambiato?

  • Il punto di ingresso della rotta si è spostato dalle isole greche al confine terrestre turco-bulgaro.

  • I tentativi di chiudere la Rotta balcanica hanno portato alla messa in discussione dei valori fondanti dell’UE. Due paesi membri dell'UE quali Romania e Bulgaria si sono distinti per le violazioni dei diritti umani e per la messa in discussione di normative e convenzioni nazionali, internazionali ed europee in tema di asilo.

  • Lo stesso potere di trasformazione esercitato dalle politiche di allargamento UE nei Balcani è stato indebolito dal silenzio dell’Unione di fronte alla chiusura illegale dei confini e ai respingimenti illegali effettuati da paesi membri e non.

  • La Commissione europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione per Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, paesi che non hanno dato seguito al programma di ricollocazione dei richiedenti asilo stabilita al Consiglio europeo di settembre 2015.

pagina precedenteTorna all'inizio

Ultime modifiche: lunedì, 3 luglio 2017, 13:06