8. Status di trasposizione e implementazione

L’obiettivo delle normative anti-discriminazione è far sì che tutti accedano alle opportunità disponibili in modo uguale ed equo. Le persone che si trovano in situazioni analoghe devono poter ricevere un trattamento simile ed è espressamente vietato il trattamento meno favorevole dovuto ad una qualche caratteristica posseduta.

I cittadini europei possono esercitare il loro diritto di ricorso in caso di discriminazione sia diretta - ovvero in caso di trattamento differente in un contesto equiparabile - che indiretta ovvero in ragione di uno svantaggio che non può essere giustificato da un obiettivo legittimo e proporzionato. 

In altre parole, la discriminazione diretta si verifica quando una persona viene trattata peggio di quanto verrebbe trattata un'altra persona nella stessa situazione, per via della sua appartenenza etnica, del suo orientamento sessuale, del suo credo, etc. Nei casi di discriminazione indiretta una persona finisce invece per essere penalizzata da disposizioni, criteri o comportamenti apparentemente neutri, ma che sono sproporzionati o non hanno una giustificazione oggettiva. 

Tutti gli Stati membri hanno trasposto le normative anti-discriminazione e, ad oggi (aprile 2022), non ci sono procedure di infrazione pendenti sulla trasporizione o applicazione della Employment Equality Directive.  La Commissione, in virtù degli obblighi derivanti dai trattati, attraverso la procedura di infrazione può agire contro uno stato membro nel caso in cui individua possibili violazioni del diritto dell’UE sulla base di proprie indagini o di denunce da parte di cittadini, imprese e altre parti interessate. La procedura di infrazione può implicare che la CE deferisca il caso alla Corte di giustizia e l’imposizione di sanzioni pecuniarie. 

E' nell'implementazione, invece, che si riscontrano ostacoli quali:




In una plenaria dell’ottobre 2019, il Parlamento europeo  ha ribadito la necessità dell'adozione di una direttiva riguardo la nuova strategia dell'UE sull'uguaglianza di genere. Durante la discussione alcuni europarlamentari, pur sottolineando l'importanza della lotta contro la discriminazione, hanno messo in dubbio la necessità di una proposta de parte della Commissione, poiché considerata una violazione della competenza nazionale su alcune questioni e in contrasto con il principi di sussidiarietà e proporzionalità. Il processo risulta tuttora bloccato da una mancata decisione da parte del Consiglio.

Il 19 marzo 2021 la Commissione ha presentato la sua terza relazione sull'applicazione della direttiva sull'uguaglianza razziale (Directive 2000/43/EC) e la direttiva sull'uguaglianza in materia di occupazione (Directive 2000/78/EC). La relazione non solo sottolinea le ancora presenti sfide da superare, ma individua anche alcune possibili strade per migliorare l’applicazione delle due direttive. Queste comprendono il rafforzamento del ruolo degli organismi per la parità di opportunità (equality bodies) e il supporto degli Stati membri nel monitoraggio dell'applicazione delle direttive. 

Per una panoramica esaustiva dello status di trasposizione, paese per paese, raccomandiamo la lettura dell'ultima relazione della CE:  https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/report_on_the_application_of_the_racial_equality_directive_and_the_employment_equality_directive_en.pdf.

Nel video, l'intervento dell'eurodeputata estone Yana Toom (Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa) all'assemblea plenaria del Parlamento europeo, il 15 settembre 2016, solleva la rilevanza dell'Employment Equality Directive nell'ambito del dibattito sul diritto delle lavoratrici ad indossare il velo islamico. 




Nel video, l'intervento dell'eurodeputato spagnolo Javi López (Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo) all'assemblea plenaria del Parlamento europeo, il 10 febbraio 2015, sottolinea la persistenza di discriminazioni salariali evidenziando come, per colmare il divario fra le retribuzioni percepite da uomini e donne, queste ultime dovrebbero lavorare 84 giorni in più all'anno.