3. Come effettuare la ricerca su Legislative Observatory

3.2. Quali i motivi e gli effetti del blocco?

Il file di procedura tra i "key events" ci riporta il dibattito in seno al Consiglio del 11 dicembre 2014 e menziona in particolare la posizione della Germania. 

Il caso della Germania

La Germania è uno dei paesi che blocca la Direttiva orizzontale con cui si potrebbe fornire ad un numero maggiore di persone in Europa gli stessi diritti di cui godono i cittadini tedeschi.

Nel 2006 la Germania, infatti, ha adottato l’Atto generale per il trattamento egualitario/General Equal Treatment Act/Allgemeine Gleichbehandlungsgesetz (AGG). L’obiettivo principale di questo atto è la protezione delle persone che vivono in Germania contro la discriminazione sulla base della loro razza, dell’etnia, del genere, della religione o del credo, dell’età, della disabilità o dell’orientamento sessuale. La protezione prevista si applica sia al diritto del lavoro che a quello civile. Ma allora perché la Germania si oppone a tale direttiva? 

In sintesi ecco le tre motivazioni principali addotte contro la Direttiva e le obiezioni che si possono fare:



L'Italia invece ha approvato la direttiva, dopo che la Commissione per gli Affari europei l’ha ritenuta in linea con il principio di sussidiarietà.

La posizione dei Paesi membri che si oppongono all'approvazione della Direttiva influenza le decisioni delle persone riguardo all'esercizio del loro diritto a muoversi liberamente per viaggio, lavoro o studio. Si rende inoltre più difficile operare attraverso i confini per chi fornisce beni e servizi. La differenza nella protezione dalla discriminazione ad un livello nazionale e al livello dell’UE significa anche che i casi di discriminazione non possano essere affrontati in maniera coerente e che le vittime della discriminazione, per porvi rimedio, dispongono di mezzi impari che dipendono dallo Stato membro di appartenenza (Fonte: Commission Staff Working Document (ENG)). 

Grazie alle fonti audiovisive del PE possiamo infine rivedere il già citato intervento in plenaria della europarlamentare Sophie in't Veld che nel 2014 denunciava le ragioni politiche di fondo per cui la direttiva non verrebbe approvata.