SLAPP, FOIA, Whistleblowers, Disinformazione
Sito: | Moodle OBC - Transeuropa |
Corso: | La situazione della libertà dei media in Europa e l’impatto delle politiche UE |
Libro: | SLAPP, FOIA, Whistleblowers, Disinformazione |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | sabato, 23 novembre 2024, 11:23 |
1. Cos'è la SLAPP?
SLAPP è l’acronimo di Strategic Lawsuit Against Public Participation, e cioè causa strategica contro la pubblica partecipazione.
Si tratta di un uso pretestuoso, a scopo intimidatorio di cause civili per diffamazione a mezzo stampa che includono in genere richieste di risarcimento esorbitanti nei confronti di giornali, giornalisti, attivisti e/o organizzazioni della società civile.
Nel 2018, sei eurodeputati aderenti a diversi gruppi politici hanno chiesto alla Commissione europea regolamenti anti-SLAPP con lo scopo di impedire potenziali ricorrenti dall'intentare cause temerarie (cioè palesemente infondate).
Gli eurodeputati chiedono sia possibile un’archiviazione anticipata di queste cause, risarcendo i costi sostenuti dall’imputato e prevedendo alcune misure per penalizzare l’abuso - ad es. una sanzione al ricorrente. Chiedono inoltre sia creato un fondo per dare sostegno finanziario ai giornalisti investigativi e ai media che si oppongono alle querele che hanno scopo intimidatorio.
1.1. Il caso di Daphne Caruana Galizia
Il 16 ottobre 2017 veniva uccisa nell'esplosione della sua auto Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa maltese attiva in numerose inchieste contro la corruzione.
Complessivamente, quando morì erano aperte contro di lei oltre 40 cause civili e penali per diffamazione. In particolare, al momento dell’assassinio Daphne Caruana Galizia si trovava coinvolta in un processo intentato dalla Pilatus Bank, un’istituzione finanziaria con sede a Malta, che lei criticava frequentemente.
Secondo gli europarlamentari, a fronte di minacce legali diversi gruppi di media maltesi hanno accolto le richieste della Pilatus Bank cancellando ed emendando articoli nei loro archivi online.
I parlamentari europei hanno espresso grande preoccupazione per l’impatto del numero delle azioni legali contro giornalisti a Malta e ritengono che questo tipo di azioni siano un chiaro abuso delle leggi sulla diffamazione, da limitare in tutta l'Unione anche adottando una normativa europea.
2. Cos'è il FOIA?
Il Diritto di Accesso all’informazione e ai documenti dello Stato costituisce espressione di libertà e partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
Il “Freedom Of Information Act” (FOIA) regola il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle istituzioni pubbliche (cd. "diritto di sapere").
Gli standard e la giurisprudenza internazionale confermano che l’informazione posseduta da organi pubblici appartiene al pubblico.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sull’accesso ai documenti pubblici (2009) definisce il “diritto di sapere” in questi termini:
“In linea di principio tutti i documenti ufficiali sono pubblici e possono essere negati solo se comportano la protezione di altri diritti e di legittimi interessi”.
L’accesso alle informazioni è stato riconosciuto quale un diritto umano fondamentale da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma esistono grandi differenze tra i vari Stati europei riguardo all'applicazione di tale diritto, come mostra la mappa curata da Right to Information Rating.
2.1. Il FOIA in Italia
Alla fine del 2016, il nuovo FOIA italiano ha fatto compiere un balzo storico all’Italia nell’RTI Rating, la graduatoria internazionale dell’accesso alle informazioni stilata in base all’analisi delle leggi sulla trasparenza di oltre 100 Paesi.
L’Italia è passata dall’essere tra i dieci Paesi peggiori per la tutela del diritto di sapere, alla 55esima posizione. Il primo monitoraggio nazionale dell’applicazione del FOIA italiano, realizzato da “Diritto di sapere” dimostra, tuttavia, che la legge è ancora molto lontana dall’essere applicata in maniera soddisfacente.
Clicca sull'immagine per scaricare il report realizzato da Diritto di sapere, Ignoranza di Stato - Rapporto sull'applicazione del Foia italiano
2.2. Il caso di Jan Kuciak
Il 22 febbraio 2018 il giornalista investigativo slovacco Ján Kuciak veniva ucciso insieme alla fidanzata Martina Kušnírov nella sua casa di Velka Maca, sessanta chilometri a est da Bratislava.
Jan Kuciak stava svolgendo un’indagine sugli affari di un imprenditore con presunti legami con la mafia e sulle sue relazioni con alcuni esponenti del governo. Il suo articolo - incompleto - è stato pubblicato postumo da numerosi media locali e internazionali.
Kuciak aveva ricevuto serie minacce riportate alle autorità di polizia. Dopo l’omicidio, numerose proteste hanno portato nel marzo 2018 alle dimissioni del premier slovacco Robert Fico e del ministro dell’Interno Robert Kaliňák. Tuttavia, sia singoli giornalisti che organizzazioni di mass media e altri osservatori, hanno sollevato critiche sulle mancate conclusioni delle indagini sull'omicidio e avanzato dubbi sulla loro indipendenza.
L’assassinio di Jan Kuciak, il secondo avvenuto nell'UE nell’arco di 6 mesi dopo quello di Daphne Caruana Galizia, è legato al suo lavoro di giornalista investigativo. Verosimilmente le sue richieste di accesso alle informazioni sono state comunicate ai soggetti su cui Kuciak stava indagando.
Oltre 60 organizzazioni della società civile hanno indirizzato al Parlamento europeo una lettera, chiedendo che l’UE si attivi per salvaguardare il diritto di accesso alle informazioni dei giornalisti.
3. Chi sono i whistleblower?
Con il termine Whistleblower, che letteralmente significa suonatore di fischietto e di norma si traduce con “informatore civico”, ci si riferisce a una persona che si trova a essere testimone di un comportamento irregolare, illegale, potenzialmente dannoso nel proprio luogo di lavoro - un'organizzazione, un'azienda pubblica o privata - e decide di segnalarlo alla stessa azienda, ai media o all'autorità giudiziaria.
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Il whistleblowing è ampiamente riconosciuto come uno strumento contro la corruzione e la frode.
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La protezione dei whistleblowers è essenziale per tutelare il giornalismo investigativo.
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L’attuale erosione della protezione delle fonti giornalistiche è considerata come una delle maggiori cause di minaccia contro la libertà dei media.
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Le leggi nazionali che proteggono gli informatori cambiano in maniera significativa tra i vari paesi europei e non esiste una cornice legale dell’UE a riguardo.
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Il 24 ottobre 2017, il Parlamento europeo ha votato un'importante - sebbene non vincolante- risoluzione sulla necessità di assicurare una cornice di protezione UE per i whistleblowers.
3.1. Il caso di Antoine Deltour e i LuxLeaks
Nel luglio 2016 una corte penale a Lussemburgo condannava rispettivamente al carcere Antoine Deltour e al pagamento di una ammenda Raphaël Halet, due impiegati della società di consulenza PricewaterhouseCoopers, le cui rivelazioni avevano dato origine a LuxLeaks, considerato uno dei più grandi scandali europei in ambito fiscale.
L’inchiesta giornalistica derivata da LuxLeaks e coordinata dal Consorzio internazionale del giornalismo investigativo (ICIJ), portò alla luce una lista di agevolazioni fiscali concesse segretamente tra il 2002 e il 2010 dal governo del Lussemburgo a 340 multinazionali.
Nelle decisioni relative ai casi di whistleblowing la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) fa riferimento al diritto di libertà di espressione così come garantito dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nel gennaio 2018 la Corte di cassazione del Lussemburgo, con riferimento alle decisioni della CEDU ha assolto Antoine Deltour e gli ha riconosciuto lo status di informatore. E' la prima volta che una corte suprema di uno stato UE si rifà alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo relativamente al tema degli informatori.4. Cosa è la disinformazione?
Il giornalismo oggi è una delle forme della produzione di informazione. Tuttavia, grazie alle possibilità offerte dal web, la linea tra chi produce e chi riceve informazione si è assottigliata. Chiunque può creare e distribuire contenuti in tempo reale sulla rete e tramite i social media.
Il termine “fake news” si è diffuso durante le presidenziali
statunitensi del 2016, quando i liberali ne facevano uso per attaccare i media di destra e l'allora candidato Donald Trump lo utilizzava per delegittimare le critiche che gli venivano rivolte.
Poter accedere ad un’informazione affidabile è centrale per la democrazia ma distinguere il buon giornalismo dalla propaganda non è sempre facile.
- mis-information: informazione falsa, condivisa senza intento di causare danno;
- dis-information: informazione falsa, condivisa con l’intento di causare danno;
- mal-information: informazione autentica, condivisa con l’intento di causare danno.
Il contesto digitale ha esacerbato il problema della diffusione delle “fake-news” o della disinformazione.
Il problema è particolarmente importante da affrontare riguarda i contenuti che non sono di per sé illegali, e quindi punibili secondo le leggi esistenti. Questo è stato anche l’obiettivo dell’UE, da quando il fenomeno ha iniziato a diventare più visibile nel 2015.
4.1. PizzaGate
PizzaGate è il nome di una teoria complottista diffusasi sul web nel 2016 secondo cui Hillary Clinton era segretamente coinvolta in un traffico di bambini gestito in un ristorante pizzeria a Washington, DC.
Nel 2016, un uomo entrò in quella pizzeria e aprì il fuoco, alla ricerca di un seminterrato dove pensava fossero tenuti prigionieri i bambini.
Questa vicenda dimostra come, le notizie false possono avere conseguenze reali.